dal 21 gennaio al 6 marzo 2009

A cura di Pia Candinas,
con una composizione musicale site- specific di Andrea Camilletti

Frammenti di testo, parola e scrittura sono elementi essenziali comuni ai lavori di Edith Urban e Sandra Heinz. “Nachschrift” (in italiano trascrizione), il titolo dei lavori di Sandra Heinz, allude al fatto che si tratta di testi “trascritti”. L’artista ha ricopiato a mano il Diario della guerra in Irak dell’inviata italiana Giuliana Sgrena, apparso nel 2003 e nel 2004 sul quotidiano Il Manifesto; lo stesso diario venne in seguito tradotto in tedesco e pubblicato a puntate sul settimanale Die Zeit. Sandra Heinz, profondamente colpita dalla forza di queste testimonianze belliche e della notevole capacità della Sgrena di portare l’attenzione del lettore sulla tragedia umana connessa a questa guerra, ha voluto, a modo suo, contribuire alla denuncia di questa guerra con una sua opera d’arte.
Dove trovare le parole per ciò che non riusciamo a concepire – che non vogliamo concepire. Tantissime parole sono state dette e scritte dall’inizio della guerra in Iraq. Nelle installazioni non ritroviamo soltanto le parole, ma grandi immagini trasparenti coperte di scrittura, appese nello spazio. I testi diventano parte di un’installazione con una sua specifica atmosfera, che indipendentemente dai testi, trasmette qualcosa del loro contenuto.
L’elemento frammentario è anche una caratteristica fondamentale dei lavori di Edith Urban – “materiale” fondamentale, si potrebbe anche dire.

Punto di partenza costante di tutti i lavori sono frammenti di testi letterari, filosofici o anche religiosi che continuamente Edith Urban iscrive nelle superfici di colore monocromatiche, dipingendovi sopra, scolorendoli con l’acqua, iscrivendoveli nuovamente, fino ad ottenere superfici spesse o anche trasparenti, dove il testo originario a volte rimane “segno” ancora visibile, a volte invece è nascosto sotto molti strati e agisce forse soltanto come un secondo piano nella coscienza dell’osservatore.
Molti dei testi prescelti ruotano intorno ad istanti di estrema solitudine esistenziale, alle debolezze e all’angoscia dell’uomo. Ogni conforto sembra impossibile – eppure può arrivare dal riconoscere il proprio stato esistenziale nei pensieri formulati da altri.
La mostra si avvale delle composizioni originali di Andrea Camilletti che ispirandosi alla forma e al contenuto delle opere esposte, colloca attraverso il suono, nello spazio tridimensionale, i contenuti artistici di Sandra Heinz ed Edith Urban. Multicomposizioni e suoni scavano il frammento come un prisma sonoro, aumentando la percezione sensoriale ed emotiva della mostra.