A cura di Viviana Quattrini
Inaugurazione 13 giugno 2019 ore 18.00 | Studio Tiepolo 38 – Roma
13 – 29 giugno 2019
“Da sempre l’uomo, volgendo l’occhio e i suoi strumenti verso il cielo, cerca di sondare l’immensamente grande e, osservando l’infinitamente piccolo cerca di capire l’origine della vita. È in queste due direzioni che si muove la ricerca dei due artisti romani Monica Sarandrea e Luca Giannini. Entrambi propongono un’arte che è continuamente immersa nel presente della materia pulsante e allo stesso tempo è evocazione di una dimensione cosmica dove le categorizzazioni e le definizioni decadono lasciando posto all’intuizione archetipica e sustanziale.
In questa mostra gli artisti presenteranno visioni personali, mutevoli e affascinanti dove protagoniste saranno le galassie con le loro stelle. (…)
Nelle loro opere, gli artisti analizzano le proprietà della materia ne sondano, nelle varianti, le possibilità che la rendono elemento ed entità non solo terrena e particolare ma anche astratta e universale. Spazio e materia sembrano coincidere: come “matrici” le masse informi di Monica Sarandrea mettono in relazione la creazione naturale e la creazione artistica divenendo così dei microcosmi, delle galassie animate e plasmate da energia e materia oscura. Simili a meteoriti divengono anche traccia e memoria di quella scia luminosa e misteriosa che attraversa la nostra atmosfera. La lucentezza è una caratteristica di questa serie di lavori in ceramica, questa rievoca la luce nella sua energia primordiale e, nelle sue innumerevoli variazioni, determina un’apertura ed uno scambio con la realtà circostante; in Luca Giannini, segni e strati di materia contengono invece idee di uno spazio poetico, misurato e indagato da linee, masse e ritmi che come costellazioni ne determinano l’orientamento. Il ferro, utilizzato in una parte delle sue opere, rimanda ai processi di sintesi degli elementi pesanti attraverso le reazioni di fusione stellare a partire dagli elementi più leggeri costituenti l’universo. Con le sue costellazioni l’artista stabilisce delle “rotte”, viaggi reali o immaginari oltre i confini della ragione che diventano riflessioni sulle origini e sul destino dell’uomo.
Così gli artisti esplorano, al limite del sensibile, una nuova dimensione, uno “spazio poetico” come direbbe il filosofo francese Gaston Bachelard, dove dalla contemplazione e percezione dello spazio intimo e quotidiano si può arrivare a un’intuizione universale, uno stato di benessere, una rêverie di infinito tipica del sognatore.”