dal 3 dicembre 2009 al 16 gennaio 2010
Stefano Iraci nasce nel 1959 a Roma, dove vive e lavora. Studi classici, corsi di pittura, di ceramica; studia il corpo umano sino a laurearsi in medicina e a rappresentarne di propri con le forme degli idoli; affascinato dalla pelle e ossessionato dalle macchie, approfondisce la dermatologia con i suoi aspetti più scabrosi; stregato dalle immagini microscopiche si mette a studiare cellule con un PhD in biologia degli epiteli, parallelamente dipinge cellule enormi, come labirinti psichedelici. Nel 1990 si avvicina in due occasioni alla propria morte. Cosa che si ripete a distanza di dieci anni. “Sono anni che Iraci indaga sulle minacce esistenziali che l’essere umano è costretto ad affrontare . Il crescente livello di emergenza universale si rispecchia nella sua produzione artistica recente attraverso opere caratterizzate da una forte dialettica tra gradevoli forme armoniose e le implicazioni minacciose che esse contengono…” Continua è la ricerca nello spirituale che lo porta ad elaborare una religiosità antropocentrica riflessa in buona parte del suo operato. Viaggia frequentemente, soprattutto ad Oriente, ricercando, conoscendo, mutuando e rielaborando forme, immagini, colori e suoni. Prevalentemente dedicato alla pittura, sin dall’inizio della sua attività associa una ricerca sulla tridimensionalità della materia con la produzione di sculture in vari materiali (ceramica, cartapesta, ottone) di cui fanno parte i TOTEM, le RUOTE, le ESPLOSIONI i ROVI. Dal 1998 espone le sue opere a Roma e in diverse città europee (Parigi, Lisbona, Bruxelles, Baden-Baden, Zurigo, Londra). Negli ultimi anni ha ampliato il suo campo d’azione alle immagini sequenziali in digitale. Recenti in questo senso sono le collaborazioni con compositori di musica contemporanea con i quali crea dei sinergismi di immagini e suoni (NEON su musiche di Paolo Marchettini)